Il progetto
Il Rumore del Lutto è un progetto culturale che nasce a Parma nel 2007, da un’idea di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone.
Nell’ambito del concetto di tanatologia, studio che analizza la morte ed il morire sotto più punti di vista, il progetto ha l’ambizione di individuare un nuovo spazio, destinato al dialogo e alla riflessione sulla vita e sulla morte, attraverso il colloquio interdisciplinare e trasversale fra differenti ambiti.
L’iniziativa è condivisa dalla comune esigenza di trovare, nella città dei vivi, una modalità alternativa per vivere i giorni dedicati alla memoria dei defunti, rendendone la ritualità più completa.
I partecipanti al progetto danno vita ad un dialogo profondo e multiforme, per arricchirsi reciprocamente, attraverso le più svariate modalità di espressione, per aiutare ed aiutarsi ad affrontare e comprendere il concetto più arduo, controverso e sfuggente che è sempre esistito e sempre esisterà: la morte.
L’originalità della Rassegna, prima a trattare il complesso tema della morte e del lutto, ideata come un Festival in concomitanza con i giorni della commemorazione dei defunti, risiede nella metodologia – su base territoriale – della ricerca interdisciplinare, con la finalità di costituire un possibile “modello di Death Education”, che porti il dialogo culturale di fronte alla morte fuori dalla marginalità in cui è rimasto fino a questo momento.
La necessità di cambiare il modo di pensare, educando alla morte per la vita, è l’obiettivo principale del progetto, che intende collegare ai concetti della Death Education, iniziative legate a differenti ambiti artistici e culturali. L’organizzazione di mostre d’arte, spettacoli per bambini, laboratori esperienziali e seminari a tema, organizzati nel cuore della città, divengono gli ambiti delle precedenti e delle future edizioni, dove musica, letteratura, arte, filosofia, teatro, psicologia, gastronomia, medicina ed architettura si intrecciano in un unico percorso.
Una nuova Cultura
Il passaggio da una concezione della morte, codificata attraverso un apparato rituale, ad una razionalizzazione progressiva del processo-morte (Elias, 1982), ha comportato l’occultamento e la dissimulazione, sia emozionale che espressiva dei sentimenti, che si provano di fronte alla morte stessa.
Gli atteggiamenti, quali il non avvicinarsi a chi sta morendo o il non parlare di morte ai ragazzi e ai bambini, che Elisabeth Kubler-Ross (1976) identifica come “congiura del silenzio”, sono la traduzione del concetto di morte, concepita negli ambienti medici in contrapposizione al blocco delle relazioni che le scienze umane reputano conseguente all’evento luttuoso.
Se le vicende storiche del Novecento hanno portato l’Occidente ad ignorare la propria mortalità ed a nascondere l’ineluttabilità della morte, descrivendola come un evento terribile che riguarda solo gli altri, la Death Education [DE], ai cui principi si ispira la rassegna Il Rumore del Lutto, studia le diverse forme di rappresentazione della morte, alle quali viene attribuito il significato più consono per sviluppare l’autoconsapevolezza del concetto stesso di morte, attraverso la condivisione e la riflessione, in una dimensione solidale, in uno spazio pubblico di dialogo.