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Morire sì,

non essere aggrediti dalla morte.

Morire persuasi

che un siffatto viaggio sia il migliore.

E in quell’ultimo istante essere allegri

come quando si contano i minuti

dell’orologio della stazione

e ognuno vale un secolo.

Poi che la morte è la sposa fedele

che subentra all’amante traditrice,

non vogliamo riceverla da intrusa,

né fuggire con lei.

Troppo volte partimmo

senza commiato!

Sul punto di varcare

in un attimo il tempo,

quando pur la memoria

di noi s’involerà,

lasciaci, o Morte, dire al mondo addio,

concedici ancora un indugio.

L’immane passo non sia

precipitoso.

Al pensier della morte repentina

il sangue mi si gela.

Morte non mi ghermire

ma da lontano annùnciati

e da amica mi prendi

come l’estrema delle mie abitudini.

 

Vincenzo Cardarelli

(1 maggio 1887 – 18 giugno 1959)