Skip to content

Nel 2007 in una piccola città portuale del Vietnam due ragazzi di Pino Torinese, in vacanza, Luca Novarino e Franco Nicola, dialogano di ciò che apprezzano della vita e su ciò che vorrebbero fare una volta tornati a Torino.

– Sai, Frank, qualche domenica dobbiamo andare fuori Torino, magari nelle Langhe, in uno di quei bar dove gli anziani giocano a carte, sederci lì e farci raccontare.

– Sarebbe fantastico. Potremmo anche registrarli.

– Poi mettiamo tutto su un cd.

– Non sarebbe male nemmeno pubblicarli sul web.

– Perché solo l’audio? Facciamo delle interviste video e le pubblichiamo in un sito tipo YouTube.

– Ho già anche il nome: Banca della memoria.

– Peccato che di sicuro qualcuno ci ha già pensato.

Nessuno ci aveva ancora pensato ed era curioso perché il web abbonda da sempre di siti preposti alla memoria: la natura stessa di Internet ha a che vedere con la memoria.

In verità la rete è un enorme contenitore di testimonianze; tuttavia nessuno era ancora andato a intervistare persone prese a caso, senza pensare a precisi periodi storici o aree geografiche particolari, catturando i ricordi e fiducioso che qualcosa di prezioso, sarebbe rimasto impigliato nel reticolo.

E a nessuno, almeno in Italia, era ancora venuto in mente di associare video digitale e memoria nella convinzione che i ricordi della gente comune potessero avere un valore e interessare a qualcuno. L’idea innovativa, infine, era dare vita a una sorta di “YouTube della terza età” (l’espressione è di Andrea Bajani, “Il Sole 24 ore”), scommettendo sul fatto che realizzare e pubblicare un video online sarebbe diventato sempre più agevole e veloce.

Al rientro in Italia, Luca Novarino e Franco Nicola coinvolgono Lorenzo Fenoglio e Valentina Vaio. Il progetto prende vita e viene fissata una soglia arbitraria: “essere nati prima del 1940” e si cominciano a realizzare le prime interviste.

Dopo nonni, zii, prozii la squadra decide di perlustrare circoli e bocciofile di Torino e dintorni. Sono mesi difficili ed è sempre più chiaro che senza un’accelerazione il progetto è destinato a restare locale. L’incontro decisivo è con Irma Maria Re, presidente dell’Università della Terza età, che si entusiasma e mette a disposizione i contatti di tutte le 280 sedi presenti in Italia. Il 15 giugno 2008 www.bancadellamemoria.it debutta online con numerosi filmati. Da lì a poco gli organi di informazione notano il progetto e ne parlano.

Banca della Memoria non è altro che un archivio di vita. Si tratta di un progetto “no profit” dedicato alla raccolta in parte autoprodotta e in parte spontanea delle esperienze e dei racconti di vita delle persone nate prima del 1940, sotto forma di “racconti”. Questo processo non è fine a se stesso, ma strutturale alla divulgazione gratuita dei contenuti ricevuti.

La raccolta delle testimonianze avviene in due modi distinti: la fase “redazionale” e l’afflusso spontaneo tramite caricamento degli utenti.

L’obiettivo è impedire che vadano persi per sempre i ricordi di chi il secolo scorso lo ha vissuto in prima persona.

L’iniziativa ha, in breve tempo, un successo tale da ispirarne di analoghe in altre paesi europei.