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Oro: metallo prezioso che fin dall’antichità è simbolo di ricchezza e prosperità, espressione di una mitica “aetas felicior”. Ma l’oro è anche uno tra i materiali più utilizzati nella rappresentazione artistica, che nel corso del tempo ha visto le più diversificate tecniche di applicazione. Per le sue caratteristiche di lucentezza e preziosità fu utilizzato nelle sacre rappresentazioni dipinte nel Medioevo come metafora di uno spazio celeste, infinito ed eterno, un luogo ultraterreno fatto solo di luce che rimanda alla dimensione soprannaturale. Guardando la “Morte della Vergine” di Niccolò di Pietro Gerini (1370-75 circa), di cui ha parlato la storica dell’arte Carla Campanini (Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Parma), si resta colpiti dalla grande quantità di oro che l’artista utilizza per impreziosire i dettagli, l’abbigliamento e le figure degli apostoli che si raccolgono intorno al sarcofago della Madonna, ma anche per restituire il senso di una dimensione spaziale astratta, che segna il passaggio tra il mondo terreno e il regno spirituale del divino.