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Esplorazioni in antropologia di una volta, invasioni della memoria: questo libro si potrebbe definire una spedizione nelle soffitte. Soffitte delle case, delle vite, delle città, dell’arte. Un artista scienziato della vana arte di pietrificare i corpi; i diorami (le riproduzioni in scala di ambienti naturali con animali imbalsamati) considerati e analizzati quali opere d’arte e narrazioni; una fenomenologia delle reliquie familiari; l’arte delle maschere funerarie; il simbolismo della conservazione dei capelli dei cari morti; le tombe monumentali borghesi e i loro reconditi messaggi; ritratti di artisti che amavano nascondersi. Ma al centro sono sempre i grandi o piccoli oggetti abbandonati o messi da parte in ricordo di qualcuno poi dimenticato, che emergono a sorpresa per consegnarci anacronisticamente il loro messaggio. Ed è questa luce di stella distante a dare loro la grandezza che permette di mescolare nel discorso critico, come in questo libro scritto dal poeta, scrittore e critico letterario Antonio Riccardi, un senso gozzaniano delle abitudini che furono, l’estetica del bello, del brutto, l’intrusione curiosa nei poveri segreti di un passato come segni sociali dei tempi.