Esistono diversi motivi per ritenere un concerto degli Young Gods un evento imperdibile. In fondo stiamo parlando di una band seminale, afferente a un periodo (intorno alla metà degli anni 80) in cui la musica rock/industrial provava ad evolversi. La formazione svizzera suonerà a Parma sabato 3 novembre 2018 presso Wopa Temporary.
Ma chi sono gli Young Gods? Proviamo a raccontarli attraverso “9 punti 9”, cercando di spiegarvi (e convincervi) il perché dovrebbero essere visti, almeno una volta nella vita.
E allora cominciamo.
1 Durante l’inverno del 1984-85,Franz Treichler, Cesare Pizzi e Frank Bagnoud ridefinirono la grammatica del rock usando macchine rudimentali. Animati da una visione intransigente, grezza, allo stesso tempo poetica, svilupparono proprio in quegli anni la formula targata Young Gods. Parliamo dell’esplorazione pioneristica del punk industriale; un lavoro di ricerca e trasformazione delle sonorità che s’ispira in parte alla produzione degli Swans; non a caso Roli Mosimann ha prodotto il primo album.
2 Le origini narrano di concerti devastanti, veri e proprielettroshock per il pubblico. Sul palco si presentavano con voce, batteria e campionatore, ma soprattutto con pareti di suoni in cui il denominatore comune era la chitarra, sebbene di chitarre, on stage, non ce ne fossero. La reiterazione sonora era generata dalle macchine, ai tempi non esattamente un cliché.
3 Nel 1987 all’uscita del primo album (omonimo) la stampa britannica li definì come un fenomeno musicale avveniristico. Una cosa differente e nuova: la consapevolezza che il futuro del rock sarebbe stato fortemente influenzato dal lorosound era pressoché una certezza. Gli organi di stampa non si sbagliarono. Treichler e soci, spingendo instancabilmente sui limiti del suono e della ricerca, diedero nuovi input a certi ambiti musicali, contribuendo a ridefinire il concetto stesso di musica rock.
4 Il benchmark che li definisce resta in ogni caso di difficile comprensione: “rock, industrial, post punk, noise?” La risposta si cela tra le pieghe di una cifra capace di realizzarsi pienamente soltanto dal vivo.
5 Il trio svizzero custodisce i codici della musica industrial nel proprio dna, diffusi in una decina di album. Altresì svela l’intransigenza di una cifra stilistica che volge lo sguardo alle differenti sfaccettaturedel rock. New wave, dark, industrial, noise, metal, electro: la discografia non lascia scampo e riflette gli intenti di una band fuori dalle convenzioni, ma comunque capace di influenzare in maniera determinante proprio gli schemi di un ambito (quello rock) che sul finire degli anni 80 – come detto – provava a evolversi.
6 The Young Gods hanno ispirato anche la musica mainstream: ricordate quando David Bowie a metà anni 90 fece uscire Outside? Parliamo di un grande disco (forse l’ultimo?). Il Duca risorse nuovamente dalle proprie ceneri, mescolando tappeti elettronici, sonorità sature e sostenute da linee vocali oscure. E a tale riguardo disse: “Se mi chiedete se durante le registrazioni di Outside ho ascoltato i Nine Inch Nails, la risposta è no, piuttosto ho sentito assiduamente la musica di tre ragazzi svizzeri che si chiamano The Young Gods”. Trent Reznor e soci, nel frattempo unitisi al tour di Bowie (non a caso), non perdevano occasione per annoverare la formazione di Friburgo tra gli ispiratori assoluti del loro sound.
7 La figura di Franz Treichler – il frontman – si distingue dalle convenzioni: rifiuta, infatti, categoricamente le stimmate della rockstar. Non lo troverete sul palco vestito di tutto punto o magari truccato e nemmeno sui social a lanciare proclami. Eppure sono pochi quelli come lui in grado di azzerare la distanza esistente tra pubblico e palco. Se ancora non l’avete capito, a fare la differenza è l’indiscutibile magnetismo messo a servizio di una vocalità ipnotica, seducente, posta al centro di un vero e proprio rituale a servizio dell’unica cosa che conta: la musica.
8 Il presente si traduce in alcune date spot in giro per l’Europa.In Italia, come già scritto, avremo la possibilità di applaudirli soltanto a Parma. Oltre ai grandi successi, sarà l’occasione per ascoltare un’anticipazione della nuova fatica discografica in uscita a febbraio, dopo otto anni di silenzio. Treichler a riguardo afferma: “In questi otto anni, all’interno della band, alcune cose sono cambiate e soltanto nel 2015 io e Cesare abbiamo ragionato sul provare a concepire qualcosa di nuovo. Il risultato è questo nuovo disco che ci auguriamo possa piacere ai nostri fan. Già a Parma proporremo qualche anticipazione”.
9 L’esibizione di Parma è inserita nel cartellone di un evento molto particolare: la rassegna Il Rumore del lutto, iniziativa che da oltre un decennio si sviluppa nei giorni della commemorazione dei defunti e si pone come obiettivo quello di offrire una modalità alternativa per vivere “i giorni della memoria”, proprio attraverso l’arte e la cultura. Parliamo di un vero e proprio festival, in corso proprio in questi giorni, unico in Italia e in Europa. Qui il programma della 12° edizione degli oltre 40 eventi disseminati nel cuore della cittadina emiliana.