Si narra che in un tempo lontano, nell’antica Francia del tredicesimo secolo, in un villaggio nei pressi di Lyon, viveva un cane, un levriero dolce e raffinato, chiamato Guinefort.
La bestiola trascorreva le giornate nel castello del Signore di Villars e, quando il cavaliere si assentava, per diversi motivi, affidava alla custodia di Guinefort il proprio figlioletto di pochi mesi.
La storia racconta che il Signore di Villars, ogni volta in cui rientrava al castello, si recasse prontamente dal suo bebè, per abbracciarlo e baciarlo, salutando e coccolando il suo amico levriero, compagno fidato. Tuttavia, un tardo pomeriggio, rientrato al maniero, il cavaliere intravide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere.
Si recò, come di consueto dal suo piccolo ma, giunto nella sala in cui il bimbo era solito dormire, si accorse con occhi spalancati, che tutto era stato messo in subbuglio. Vide la culla capovolta, il bebè scomparso e il cane, accanto al dondolo, giaceva con i denti insanguinati.
Il Signore di Villars si guardò intorno ma del bimbo, ancora in fasce, non vide alcuna traccia.
Così, in silenzio, guardò Guinefort, mentre l’odio lo assaliva sempre più. Poi, con furia cieca, sfoderò la spada e, in un sol colpo, uccise l’amico levriero.
Solo dopo alcuni attimi l’uomo sentì un debole gemito provenire dalla culla a terra.
Il cavaliere allora sollevò la culla capovolta e vide il bimbo illeso, insieme ad un serpente. Guinefort aveva ucciso una vipera, in una difficile lotta volta a salvare il bebè!
Resosi conto dell’errore il cavaliere cadde sulle ginocchia piangendo e disperandosi per aver ucciso il suo amato cane e, preso dal rimorso, desiderò seppellirlo nei pressi del castello, in una fossa che ricoprì di pietre, intorno alla quale piantò un piccolo bosco di alberi e arbusti, in onore del suo amico e fedele compagno.
Da quel giorno lontano, il luogo divenne meta di pellegrinaggio e, in brevissimo tempo, si creò un fenomeno singolare: le genti cominciarono a portare sulla tomba del cane Guinefort preghiere ed ex voto, in ringraziamento per le numerose meraviglie e grazie che, secondo il popolo, lo spirito del cane compiva, soprattutto nei confronti dei bambini e degli animali indifesi, dei quali poi divenne Santo protettore.
Ancora oggi, il culto del Santo Guinefort e il suo racconto sono tramandati e quel luogo di sepoltura è riconosciuto da una moltitudine come il bosco di Saint-Guinefort, il santo levriero.