Diverse le persone che nel corso della malattia l’hanno attaccata. Ogni post, ogni foto pubblicata sono stati motivo di discussione, ancor di più di feroci attacchi, molti dei quali capaci di augurarle la morte. Il popolo social non è stato tenero con Nadia Toffa. Le ragioni del fastidio riconducono alla scelta di affrontare la propria malattia, condividendo e rivendicando il diritto di parlarne liberamente. Nadia era una persona che anche nei momenti terribili in cui si è trovata ha cercato di guardare il lato positivo delle cose: “Non ho mai sospeso la mia vita per il cancro e se ci sono riuscita io, può riuscirci chiunque”. Parole forti, inequivocabili; “Vivo ora perché sono viva, io non ho più paura della morte”. La Toffa ha raccontato la dura battaglia contro il cancro sui social e in un libro dal titolo Fiorire d’inverno. Ai suoi follower si è sempre rivolta con il sorriso e con scatti e frasi che esprimevano speranza e positività. Il caso di Nadia dimostra quanto un tema come la morte, oggi, sia ancora argomento sociale difficile da comprendere; il coraggio di affrontare pubblicamente un tema così rimosso, dovrebbe essere ricordato come un grande insegnamento. Sebbene sia difficile da accettare, la morte è parte della vita e non un qualcosa di avulso da ciò che viviamo. Aveva definito il cancro “un dono” ricevendo una pletora di critiche e cattiverie; in verità quegli attacchi l’hanno temprata e aiutata. “Il cancro per me è un’opportunità per imparare cose in questa vita”, parole pesanti come macigni, difficili da accettare dal populismo bieco, capace soltanto di riversare odio e cattiveria sui social contro la presentatrice delle Iene.
Oggi, queste persone, come si sentiranno?