[column col=”2/3″]1 • Bobo, come dobbiamo interpretare il tuo ultimo disco? Al primo ascolto sembra più che altro una reunion di vecchi amici che si stanno divertendo parecchio
A Famous Local Singer è stato registrato in presa diretta assieme all’Orchestrino, ovvero agli amici musicisti di sempre. Un po’ come succedeva nelle rock and roll band degli anni cinquanta; allora si suonava senza tracce: cantante e microfono davanti, dietro invece la banda, senza tanti convenevoli.
1 bis • Sembra di capire che non siete andati tanto per il sottile…
Abbiamo più che altro voluto ricreare lo spirito delle vecchie orchestre, un po’ come succede in ambito Jazz, le cui sessions vivono grazie all’improvvisazione, tralasciando pure gli errori che comunque all’ascoltatore in fondo non dispiacciono.
2 • Bobo Rondelli a mio parere è in credito con il successo. La sensazione è quella che un artista del tuo calibro non abbia ancora ottenuto il successo che merita, che cosa ne pensi?
Esiste un percorso nel quale è compresa l’accettazione delle cose, fa parte del destino. Per fortuna che adesso c’è anche un Papa che dice certe cose.
2 bis • Il Papa? Cosa c’entra il Papa e comunque visto che lo citi che ne pensi del suo operato?
C’entra, c’entra… Noi, gente di buon senso, le sue parole le diciamo nei bar da tanto tempo, è cosa buona che ora le dica lui. Penso tale figura sia stata messa apposta per risolvere/coprire le magagne della chiesa.
3 • Ricordavo il tuo anticlericalismo, nel frattempo è cambiato qualcosa?
Lo sono ancora ma questo prete, perdonami questo Papa è più spirituale che clericale. Tornando alla mia carriera le cose non mi sono mai andate malissimo, suono di fronte a dieci persone, altre volte davanti a mille. Va bene così.
3 bis • Rimani un’artista di nicchia e questo è un valore aggiunto.
Sai che ti dico? Mi piace andare a suonare in posti dove a fine concerto chi non ti conosce arriva e ti dice: “Grazie, sono stato bene e scusami se non ti avevo mai sentito”. Con altrettanta soddisfazione rispondo: “E non è che ti sei perso un granché però alla prossima, se ti va, ritorna”. (risata generale)
4 • Per altro ricordo di te un concerto al Fuori Orario, rammento ancor più “il seguito alcolico” della serata; mi raggiungesti in consolle e cominciasti a chiedermi cose tipo Wall of Vodoo, Violent Femmes, i tuoi gusti mi sorpresero parecchio.
Ricordo molto bene quella sera, sceso dal palco, continuai in pratica a fare il cretino in consolle con te e Franchino… Impossibile dimenticare l’energia incontenibile di Franco, se lo vedi salutamelo. Facendo invece riferimento alle cose che ti chiesi, personalmente ritengo che per scrivere un pezzo decente occorra quantomeno averne ascoltati di bellissimi.
4 bis • Spiegati meglio
Per provare a scrivere buona musica è necessario avere un background musicale importante. Poi, non è detto che ci si riesca però da quello si deve partire. Perché le canzoni non sono libri, non sono nemmeno romanzi oppure poesie. Scrivere una canzone è parte di un mondo a sé, più simile alla preghiera, alla spiritualità.
5 • Nelle tue interviste sovente sei associato alla tua città, Livorno. Spiegaci in tre parole che cos’è “la livornesità”?
È difficile da spiegare; diciamo che il livornese ha un’anima anarchica, libertaria e anche un aspetto rabbioso se vogliamo ma nel livornese prevale comunque la voglia di aprirsi, ascoltare gli altri. Il livornese ha bisogno di ridere, di condividere gioie e situazioni. A Livorno succedono cose stupefacenti, si incontrano ancora anime che possono ancora stupire. Non è ovviamente l’unica città, anche a Napoli ad esempio è ancora possibile incontrare persone interessanti.
6 • Proviamo a immaginare una svolta nella tua carriera. Ti ci vedresti un giorno al Festival di San Remo?
Eh sì, così finalmente mia madre che è anziana a quel punto, potrebbe dire al vicinato che suo figlio quella sera è in tv (ride). A parte gli scherzi, andare a Sanremo significa raggiungere con la propria musica un grande numero di persone, ergo potrei in futuro prendere in considerazione una proposta di tale portata.
7 • Bobo hai mai fatto “marchette” in ambito musicale?
E chi non le ha fatte? Ho prestato la voce anche per delle pubblicità, cosa vuoi che ti dica? Quando i soldi servono, occorre fare anche qualche passo indietro.
8 • Bobo? Come vivi i giorni della commemorazione dei defunti? E soprattutto, che rapporto hai con la morte?
Ho scritto il mio epitaffio, il quale andrà scritto sulla mia tomba. Lo vuoi sapere?
8 bis • Certo!
“Aveva problemi tecnici” (risata generale). Ho anche un pensiero preciso riguardo al tema, una frase che mi rappresenta. Ovvero… “Il tempo che mi resta voglio morirmelo come cazzo mi pare” (ma poi si fa serio). Pensiamo sempre di vivere l’attimo, in realtà dovremmo essere meno presuntuosi, in fondo quel momento lo stiamo invece morendo.
9 • Bobo chi passa da queste pagine lascia come testamento nove canzoni. Ora tocca a te.
Vediamo… (comincia a cantarmele)[/column]
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