Due laboratori di death education interconnessi e curati dalle docenti Silvia Rizzi e Chiara Tortora, attraverso i quali – con l’ausilio di alcuni esperti – è stato possibile interagire per educarci alla vita intera, re-imparare a “sentire”, poi a “vedere” e solo dopo a “dire”.
Da una parte il corpo-anima che insegna, impara, determina, fiorisce quando ben nutrito, si ammala quando trascurato o contrastato, rivendica la sua partecipazione all’esistenza, segnala le nostre ferite profonde e le porta alla luce, anche contro la nostra volontà. Perché nei corpi ci specchiamo. Dall’altra parte le esperienze di Pre-Morte (in inglese “NDE” o Near- Death-Experience), oggetto di studio da parte della Medicina e di altre Scienze, della Filosofia e della Teologia già da diversi anni, atte a chiarire le funzioni che il nostro organismo attiva (in particolare l’emisfero destro) in determinate circostanze in cui il soggetto è in pericolo di vita estremo. In tale prospettiva, riflettere e fare chiarezza sulla morte, non vuol dire distogliere l’attenzione dalla vita o diminuirne l’interesse, ma al contrario occuparsi della verità ultima dell’esistenza nell’intento di risolverne gli interrogativi, consolidare la propria vita e rispettare quella altrui.