Brendan Perry e Lisa Gerrard non hanno frequentato i salotti buoni della musica pop, né abitato le classifiche di vendita che regolano il music businnes. Tuttavia hanno arredato le stanze disadorne del rock, o meglio quel filone dark/wave inaugurato negli anni ’80 che difficilmente compare sulle copertine dei giornali di riferimento, ma resta inequivocabile fonte d’ispirazione nel caleidoscopico panorama musicale attuale.
Nove dischi in studio all’attivo, l’ultimo dei quali «Anastasys», risale al 2012.
Ora, l’evoluzione musicale intercorsa nell’arco dell’intera carriera discografica ha traghettato il duo nei territori sconfinati della sperimentazione la quale, come sovente accade, non è omnicomprensiva. A stupire però, resta la portata artistica: ogni nota, la singola parola, gli arrangiamenti, sono il frutto di uno studio sistematico volto all’esplorazione di un contesto artistico infinitesimale. La chiusura del cerchio converge nell’ ineluttabilità del suono: composito, multiforme, capace di trasportare l’ascoltatore in una dimensione onirica, senza spazio né tempo, dove l’oscurità è solamente un passaggio obbligato verso la luce. Misticismo e sacralità si fondono raggiungendo esiti di rara intensità e, se gli esordi sono fortemente caratterizzati da sonorità cupe e sepolcrali, il percorso evolutivo del gruppo si arricchisce nel tempo per mezzo di forti connotazioni esoteriche, le quali traggono ispirazione da antiche tradizioni medievali e rinascimentali.
La maturità coincide con gli ultimi dischi; «Spiritchaser» e «Anastasys» definiscono il percorso attraverso la ricerca etnografica compiuta; un passo avanti per chi ritiene il suono composito dei due album una naturale evoluzione, un passo indietro per chi invece vuole ricordare la musica di Lisa Gerrard e Brendan Perry esclusivamente connessa ai suoni crepuscolari degli esordi.