Spesso si dimentica che le emozioni sono un aspetto essenziale della vita psicologica mentre la paura gioca un ruolo fondamentale nella formazione degli atteggiamenti e dei comportamenti delle persone, dei giovani adulti e dei più piccoli.
Attraverso la Death Education si considerano le “potenzialità di trasmutazione” rese possibili dall’intervento educativo.
Uno dei compiti più difficili per un genitore è certamente quello di affrontare con il figlio l’argomento della morte e del lutto come parti della vita, confidando che sia la Scuola a dovere affrontare le problematiche che ne scaturiscono, attraverso metodologie di carattere formativo.
Tra i percorsi possibili vi è l’educazione alla morte, che opera su più livelli, come insegnamento e prevenzione, attraverso una serie di attività educative con lo scopo di affrontare temi ed esperienze relative alla morte, coinvolgendo scuola- famiglia- territorio.
Tale opportunità permette a bambini e adolescenti di cominciare a comprendere che cosa significa vivere e dover morire.
Il percorso della Death education assume valore anche rispetto alla rappresentazione della fragilità della vita e quindi della necessità di rispettarla. I pedagogisti infatti, sottolineano il valore della presa di coscienza della mortalità come fondamento per comprendere la dimensione corporea della vita.
Le indicazioni recepite dalla pedagogia italiana provengono dalla Death Education, diffusa e affermata nelle scuole anglosassoni già dagli anni settanta.
Poichè è fondamentale prevedere percorsi pedagogici di Death Education a partire dalla Scuola, strutturati in base alle facoltà cognitive, alla sensibilità ed al contesto in cui gli studenti vivono, la rassegna Il Rumore del Lutto ha inteso quest’anno coinvolgere le scuole superiori di Parma*, in particolare le classi 4 e 5 A Rim dell’ITE M. Melloni e le classi 4 Multimedia e 5 Grafica del Liceo P. Toschi, attraverso il Seminario “Che cosa sono le nuvole” che si è svolto venerdì 31 ottobre, con il patrocinio di Ausl Parma e del Master Death Studies and the End of Life (Università degli Studi di Padova), in collaborazione con Associazione Stay e Centro Giovani Montanara.
Ai contributi degli esperti si sono affiancati gli elaborati degli studenti, che hanno sperimentato i linguaggi della comunicazione visiva per esprimere i propri vissuti e contenuti emotivi.
* Foto di Camilla Sarzi