Skip to content

È morto Keith Flint, il cantante dei Prodigy

Ricordate i Prodigy? Negli anni 90 fecero la malora con una serie di pezzi al fulmicotone che resero la musica elettronica di quel periodo di grande consumo. Ancora oggi restano tra i benchmark di riferimento della scena.

Proprio Keith Flint, vocalist del gruppo, è stato trovato morto nella sua abitazione dalla polizia. Aveva quarantanove anni e al momento restano sconosciute le cause del decesso, sebbene gli agenti, come si legge dalle note ufficiali, non abbiano catalogato la morte come sospetta. A sgombrare il campo dagli equivoci, ci ha pensato Liam Howlett, leader della band, sul profilo Instagram: “La notizia è vera, non posso credere che lo sto dicendo ma nostro fratello Keith si è tolto la vita nel weekend, sono traumatizzato, arrabbiato cazzo, confuso e con il cuore spezzato… rip fratello Liam”.

Riavvogliamo il nastro. Chi erano i Prodigy? Dopo una breve esperienza nel gruppo hip hop Cut to Kill, Liam Howlett, originario dell Essex, avvia una nuova carriera come dj, professione che lo porta ad avvicinarsi alle sonorità Acid House, allora imperanti. Stiamo parlando del 1988-89 ma è il 1992 l’anno della definizione del progetto, sul palco, insieme al produttore, salgono Mc Maxim Reality, Leroy Thornhill e Keith Flint.

Poche band sono state in grado di catturare lo zeitgeist degli anni 90 con la stessa efficacia dei Prodigy. Parliamo di un periodo musicale estremamente sfaccettato, ricco di nuovi linguaggi: ambient, trip hop, drum’n’bass, big beat, techno hard core, electroclash… Gli impulsi scaturiti tra il 1992 e il 1998 ridefiniscono il concetto di musica elettronica connessa alla dance.

È possibile sostenere che la formazione inglese abbia sdoganato verso il grande pubblico la cultura rave del decennio suddetto? Ha fatto molto di più, insieme a Fatboy Slim, Propellerheads e Chemical Brothers (ma bisognerebbe citarne molti altri) ne ha decodificato il tratto, rendendola un fenomeno indiscusso per le masse. Dimenticatevi i club, la musica elettronica, negli anni 90, conquista gli stadi, divenendo un grande rito collettivo per la Jilted Generation.

Possiamo anche affermare che la musica elettronica negli anni 90 abbia rappresentato ciò che il rock è stato per gli anni 60/70? Non proprio, in fondo, ricordiamoci che nello stesso momento imperversano Nirvana e compagnia bella; l’elettronica offre in quel preciso momento storico un’alternativa più che consolidata a chi, delle chitarre, non sapeva che farsene e men che meno delle camice a quadri legate in vita.

Qualcuno crede che l’elettronica anni 90 sia divenuta un fenomeno in grado di intaccare certezze radicate anche nel mondo della musica rock? Gli U2, nella decade in questione, pubblicano dischi i cui filtri tracciano nuove coordinate all’interno della propria discografia, ancor di più entro ambiti fortemente influenzati dalla musica elettronica. David Bowie, a metà decennio, se ne esce con un paio di dischi influenzati da sonorità, in grado di traghettarlo entro ambiti nuovi anche per lui. Potremmo andare avanti ore a citare progetti rock anni 90 filtrati all’interno di certi suoni.

Ma tronando al vocalist, qual era il ruolo di Keith Flint nei Prodigy? Nasce come ballerino e animatore ma è evidente sin dagli esordi che on stage non poteva essere relegato a semplice “cubista”. Il potenziale incendiario di certe performance convinse Howlett ad affidargli la leadership sul palco.

Possiamo sostenere che Keith, sia stato per la musica elettronica quello che Johnny Rotten ha rappresentato per il punk? In effetti, incarnava lo spirito punk senza alcun compromesso: disturbante, abrasivo, dirompente; le performance adrenaliniche che ne definivano l’inconfondibile stile, erano solo la punta dell’iceberg diun personaggio coerente con ciò che mostrava anche fuori dal palco.

Il capolavoro dei Prodigy, neanche a dirlo, si chiama Fat of the Land. Beat sintetici, ritmiche hip hop, chitarre grattugiate. Un disco in grado di mettere indiscutibilmente tutti d’accordo e che, nel 2019, non ha bisogno di grosse presentazioni se non ribadendo che chi ama un certo tipo di sound, dovrebbe averlo riposto in bella vista sullo scaffale della propria cameretta. Ancora oggi, messo sul piatto, suona come fosse uscito ieri.

Chiudiamo con alcune dichiarazioni rilasciate da Flint in tempi non sospetti nel 2015: “Quando con la musica avrò finito, mi ucciderò.E ascoltate bene, un’azione tale non dovrebbe essere considerata suicidio bensì una cosa positiva e sapete perché? Ma perché ho sempre avuto questa cosa dentro di me”, aveva raccontato Keith e ancora: “Non sto risparmiandomi nulla, sto incassando tutto quello che posso, non ho paura di chi sono, voglio solo guardare indietro e sapere che ho vissuto quella che considero una vita soddisfacente. Non ho altro da aggiungere, passate giorni felici”.