Essere morta: questo
il mio desiderio più vero.
Mi lasciava
e mi diceva tra le lacrime:
“che dolore soffriamo, Saffo:
credimi, contro la mia volontà
mi strappano a te”.
Io le rispondevo:
“va senza rimorso,
ma non smarrire il ricordo di me.
Tu sai come eri nel mio cuore.
Io voglio che duri la memoria
-il tempo ti farà dimenticare? –
delle amorose dolcezze
che conoscemmo:
le infinite corone
di rose e viole e colchici
che ti mettevi sui capelli,
a me vicina,
e la luminosa bellezza
dei serti fioriti
sulla pelle delicata
del tuo collo,
e la lucida essenza rapita
al profumo dei fiori
per inondare tutto il tuo corpo,
e il desiderio finalmente placare
nell’abbandono del letto.
Saffo
(630 a.C. – 570 a.C.)