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La rappresentazione teatrale parte da un episodio autobiografico: è la storia del protagonista e del suo rapporto con la nonna che non c’è più. Ma il modo in cui ci raccontiamo l’assenza crea la presenza: è la vita, fatta di crescita, aspettative, gesti ripetuti all’infinito. Quante volte, riguardando dei vecchi oggetti, ripensiamo a tutte le cose che abbiamo fatto durante il corso della vita. I ricordi di sogni e avventure che avremmo voluto affrontare “cavalcando l’onda” dell’entusiasmo. La maglietta e i guanti da portiere che indossavamo sognando, un giorno, di portarli durante una partita in un grande stadio, ma anche quella fisarmonica regalata dal nonno che non siamo mai riusciti a suonare. Il nostro giocattolo preferito, finito in cantina, oppure quella bambina della classe di fronte che non siamo mai riusciti a conquistare. Di questo e altro, il nostro personaggio ha trattato durante lo spettacolo diretto dall’attore teatrale e musicista Mario Mascitelli. Spettacolo che non vuole essere malinconico, ma piuttosto ironico sulle aspettative che si hanno da bambini o che i grandi, hanno su di noi. Una messa in scena che fa gioire i bambini del proprio momento di crescita, che va vissuto come momento “speciale” da ricordare e annoverare tra le esperienze più belle un giorno che verrà. Ma anche una riflessione per i più grandi sulle aspettative che, inevitabilmente, si hanno verso quelle che riteniamo nostre creature e in cui riversiamo sogni mancati o realizzati del nostro status di adulto.

Un’infinita serie di ricordi ha avvolto il pubblico come una coperta calda, regalando un sorriso sul viso a tutti i presenti presso il Teatro del Cerchio, il 1 novembre.