Scattare fotografie è l’unica cosa che ha sempre fatto nella vita, così ha pensato di farlo anche quando è stato a lui comunicato che gli sarebbero rimasti pochi mesi di vita.
Giancarlo D’Emilio, fotografo professionista di Pistoia, ha continuato a svolgere “il mestiere” fino alla fine dei suoi giorni, fino a quel 17 febbraio del 2017, quando se ne è andato per sempre.
Nel libro “Il Tempo del Sollievo” (edizioni Atelier), il fotografo Solimano Pezzella, incaricato da D’Emilio, ha registrato la testimonianza del declino inesorabile del corpo, contrastato magistralmente dagli ultimi istanti di una esistenza vissuta in piena consapevolezza. Come quando è ritratto sul litorale di Livorno, cercando ad occhi chiusi, ancora una volta, il calore dei raggi del sole. Oppure ripreso in mezzo ai fuochi d’artificio, quasi volesse testimoniare che anche in quell’anno aveva trionfato sulla morte. Giancarlo non ha lasciato nulla di intentato, dai pranzi con gli amici vissuti goliardicamente intorno al proprio letto, alla piccole sfide giornaliere da vincere; ancor più la lezione impeccabile via Skype a trecento studenti, dall’Hospice, provando a riflettere sul valore del tempo, poco prima di morire. Attimi in cui la quotidianità di un gesto semplice, come radersi la barba, assumono i contorni di un vero e proprio inno alla vita. Esistono poi alcuni passaggi di grande suggestione come quelli connessi al matrimonio con Barbara, in cui lo scambio degli anelli celebra la sacralità dell’esistenza.
Il volume è stato fortemente voluto da Giancarlo affinché la propria esperienza potesse essere condivisa da altri malati e dai loro familiari per affrontare la malattia con coraggio. Una parte dei proventi del libro sarà destinata a Fondazione File, Fondazione italiana di Leniterapia, i cui medici volontari hanno assistito Giancarlo nell’Hospice di Prato, dove è morto appunto il 17 febbraio 2017.
“Siamo grati a Giancarlo e alla sua famiglia – ha detto Donatella Carmi, presidente di File – per l’intento di voler far comprendere ai malati e alle loro famiglie l’importanza degli hospice come luoghi non necessariamente tristi, ma strutture in cui si vive la serenità degli affetti e si muore nel modo in cui desideriamo”.