Era l’unica data italiana del tour del quarantennale e l’evento ha giustamente richiamato un folto pubblico, proveniente anche dalle regioni limitrofe (e oltre) che ha gremito tutti gli spazi del Campus Industry Music. Pubblico partecipe, che ha seguito con un certo interesse anche le due band di supporto. L’apertura Ë affidata agli inattesi Deflore, romani, aggiunti nel programma all’ultimo momento, sono un duo chitarra e basso, autori di un potente post-rock che in estrema sintesi potremmo definire math-metal. Sono risultati essere una piacevole sorpresa. Sponsorizzati nientemeno che da Jaz Coleman che si è invaghito, a ragione, della loro musica fino al punto di approdare ad una collaborazione in studio.
Poi sono saliti sul palco i Turbowolf, una formazione inglese dedita ad una rievocazione dell’immaginario hard-rock a tinte acide (e glam) degli anni ’70. Un genere che solitamente non viene trattato in queste colonne. Nonostante l’impressione generale del fuori contesto con i temi prevalenti della serata, l’istrionico Chris Georgiadis e i suoi sodali sono riusciti ad ottenere una buona risposta dal pubblico, sempre più impaziente nell’attesa degli headliners, mandandolo su di giri, con la loro miscela esplosiva, una sorta di The Darkness irrobustiti con riff più potenti.
Introdotto da una luce livida e da atmosfere kubrickiane ecco l’atteso approdo sul palco dei Killing Joke. E l’inizio è da brividi con Love Like Blood, forse leggermente penalizzata dal mixer che restituiva una voce di Coleman un filino evanescente. Voce che appariva più solida e potente nelle successive European Super State e Anonimous Zone.Voce che resterà comunque uno degli argomenti più dibattuti nei commenti del dopo concerto.
Definito e se possibile ancora più˘ potente, il suono prodotto da quelle autentiche macchine da guerra che sono Youth (basso), Geordie Walker (chitarra) e Paul Ferguson (batteria). Costoro pestavano decisamente il piede sull’acceleratore durante l’esecuzione di Eighties, altro classico da Nightime del 1985. Dopo la pregevole New Cold War, uno dei brani meglio riusciti dell’ultimo Pylon, ormai del 2015, l’anthem assoluto Requiem, uno dei pezzi più acclamati dal pubblico in sala, insieme alla più˘ recente Loose Cannon alla classica The Wait e a Wardance proposta in apertura nel bis.
Tanti musicisti presenti in sala, e non è un caso poichè da molti di essi i Killing Joke sono ritenuti un punto di riferimento assoluto e la cui influenza sulle band, goth, industrial, rock e persino metal dei decenni 80/90, indiscutibile.
Fulvio Galvani
Foto a cura di Elisa Magnoni Photo
Foto a cura di Campus Industry Music