Manes, per i Romani antichi, erano le anime dei defunti che risalivano dall’oltretomba, a vagare tra i vivi sulla superficie della terra. L’incipit de “I Sepolcri” di Ugo Foscolo ha offerto all’autrice un punto di partenza per interrogare i paesaggi cimiteriali circa l’insondabile enigma del fine vita. Possono i sepolcri, in continua trasformazione per opera del tempo, essere tracce della memoria e offrire ai vivi uno sguardo pietoso sulla vita ormai passata?
La mostra, a cura di Elena Alfonsi, ha proposto 25 fotografie in bianco e nero, stampate su carta baritata ai sali d’argento, in cui la fotografa Anna Campanini propone una visione sulla corrispondenza tra i segni esteriori visibili sulla materia e l’altrove, invisibile, in cui la memoria dei vivi colloca le anime di chi non è più al mondo.
L’esposizione, in collaborazione con Parma Urban Center, è rimasta aperta per tutti i giorni della rassegna.
L’immagine in evidenza è di Mary Corradi