La monumentale opera di Louis Ginzberg “Le Leggende degli Ebrei” contiene varie descrizioni dell’origine dei rituali funerari. Eccone alcune.
Quando morì Adamo, la sua anima venne condotta in cielo da un carro trainato da quattro aquile, ove gli angeli pregarono il Creatore di avere pietà del defunto. Il suo corpo, invece, venne preparato dall’Arcangelo Michele, che scese in terra seguito da tutti gli angeli. Dopo essere state avvolte in un telo di lino e cosparse di olii, le spoglie vennero seppellite nel luogo in cui Dio aveva raccolto il terriccio per plasmare il corpo di Adamo. Insieme a lui, e nello stesso momento, venne sepolto anche Abele. Secondo una leggenda, Abele, il primo uomo a morire, giacque a lungo sul terreno malgrado gli sforzi di Caino per occultarlo. La terra, infatti, si rifiutò di accettare alcuna creatura fino a quando la terra usata per creare Adamo non fosse stata restituita. Secondo un’altra leggenda, invece, Adamo ed Eva non sapevano che fare del corpo di Abele quando il figlio morì, e rimasero a lungo presso il cadavere vegliandolo e piangendo. Solo quando videro un corvo raspare il terreno e seppellire un altro uccello decisero di seguire il suo esempio. Dio premiò dunque il corvo per il servizio che aveva reso agli umani insegnando loro come seppellire i propri simili. Da allora esaudisce le richieste dei corvi quando essi invocano la pioggia, e nutre i loro piccoli fino a quando le loro penne non diventano nere.
Altri racconti, invece, rimandano l’invenzione dei rituali funerari alla morte di Eva. Fu l’Arcangelo Michele a scendere in terra e a spiegare al figlio Set come comporre il corpo per la sepoltura, istruendolo di fare altrettanto per tutti coloro che sarebbero morti fino al giorno del Giudizio.
È interessante constatare come da queste leggende emerga l’idea non solo che la morte sia stata introdotta nel mondo per mano dell’uomo, ma che l’uomo stesso, trovatosi davanti a questa realtà imponderabile, abbia dovuto “imparare” a morire.