Fu solo dopo la malattia che capii quanto sia importante dir di sì al proprio destino.
In tal modo forgiamo un io che non si spezza quando accadono cose incomprensibili;
un io che regge, che sopporta la verità, e che è capace di di far fronte al mondo e al destino.
Allora, fare esperienza della disfatta è anche fare esperienza della vittoria.
Nulla è turbato – sia dentro che fuori – perché la propria continuità ha resistito alla corrente della vita e del tempo.
Ma ciò può avvenire solo quando si rinuncia a intromettersi con aria inquisitiva nell’opera del destino.